La prima è quella dell’apostolo, trionfante in trono, coperto di oro e di gemme preziose che si abbraccia con commozione sulla sommità dell’altare maggiore della Cattedrale di Santiago. Giacomo, detto il Maggiore, è il figlio di Zebedeo e il fratello di Giovanni l’evangelista. I due fratelli furono chiamati da Gesù “boanerghes, figli del fuoco” per il loro carattere ardente.
Nella seconda, San Giacomo, è quasi sempre raffigurato, come pellegrino: con il cappello a larghe tese, il saio, il mantello, il bordone, con la borraccia, a volte con un libro, ma sempre con l’immancabile conchiglia. Era un modo per far sentire i viandanti più vicini al loro protettore.
Infine Santiago è molto spesso “matamoros”; guerriero arcigno e spavaldo, fieramente in sella a un forte e candido destriero, armato di stendardo e di spada, ferocemente intento a mozzare teste di mori, calpestati nell’impeto della carica. Questa raffigurazione, la più cara alla tradizione spagnola, che ha fatto dell’apostolo il patrono della “Reconquista” dalla dominazione islamica, è oggi la più contestata nel nome di una visione politicalmente corretta dei rapporti con l’Islam. Molti pellegrini “pacifisti” o intrisi di una malintesa cultura ecumenica storcono il naso di fronte a queste immagini e c’è chi si spinge (anche sui giornali spagnoli) fino al punto di chiedere di nascondere queste raffigurazioni. Basterebbe, forse, avere un maggior senso della storia per non cadere in queste banalità.