Ultreya, don GB :-)
Tutto questo caldo trasforma Roma in un deserto. Oggi è la domenica che precede Ferragosto, sono scomparse anche le auto dalle strade, non ci sono rumori. È impressionante. Si sta come sospesi, in attesa che riprenda la vita di sempre. Il silenzio, quand'è così esagerato, mi fa cercare dentro qualche suono, qualche parola che lo rompa.
Non so se capiti anche ad altri, di trovare dentro solo un deludente chiacchiericcio fatto di ricordi, impressioni, bisogni, desideri che si aggrovigliano. Mi succede lo stesso quando vorrei pregare e dovrei staccare con il resto per mettermi alla presenza di Dio. In questo periodo sono così stanco e preoccupato che non riesco a tollerare la quiete, né mi rasserena pensare ad altro; la preghiera la si riempie di parole inutili, dove c'è molto di me e poco del Signore. Risultato: mi ritrovo a pensarmi solo e abbandonato. Mi rendo conto di quanto il silenzio mi faccia paura, quando esprime il sospetto o il timore di un vuoto, di un'assenza. Quando potrebbe schermare un abbandono, la fine di qualcosa, o di tutto. In momenti come questi mi siedo, chiudo gli occhi, mi trasferisco con la fantasia a Horn Head, in Donegal. Scendo giù per le brughiere piene di erica che ci sono lassù, mentre il vento che sale dall'oceano le pettina radente; percorro il sentiero lungo le scogliere; arrivo alla torre diroccata quasi a filo dello strapiombo; mi metto seduto; accendo la pipa. Guardo il mare, e tutti i pensieri vanno piano piano a finire lì dentro, insieme ai sentieri che solcano le brughiere. Come il Camino di Santiago, che va a morire più a sud ma nello stesso oceano, a Finisterra.Ma è questo che mi serve?Non voglio più evasioni. Non mi basta più un viandare fantastico; ho bisogno di un pellegrinaggio in carne e ossa. Devo spezzare questa durezza che mi sta crescendo dentro. Devo osare il lungo silenzio nel quale si cammina andando in pellegrinaggio a Santiago.